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 L’AQIDAH (IL CREDO) IN CONFRONTO ALLA FILOSOFIA E ‘ILMUL KALAM

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MessaggioTitolo: L’AQIDAH (IL CREDO) IN CONFRONTO ALLA FILOSOFIA E ‘ILMUL KALAM   L’AQIDAH (IL CREDO) IN CONFRONTO ALLA FILOSOFIA E ‘ILMUL KALAM Icon_minitimeDom Apr 22, 2012 9:36 pm

L’AQIDAH (IL CREDO) IN CONFRONTO ALLA FILOSOFIA E ‘ILMUL KALAM


4 – L’AQIDAH (IL CREDO) IN CONFRONTO ALLA FILOSOFIA E ‘ILMUL KALAM



1) La distinzione tra l’Aqidah (il Credo) Islamica la Filosofia e ‘Ilmul Kalam



La filosofia tratta le stesse questioni che tratta la religione, perché i filosofi sostengono che la loro ricerca ha come obiettivo la scoperta dell’origine e lo scopo dell’universo e trovare i modi per raggiungere la felicità umana a breve e a lungo termine. Queste formano le due componenti della disciplina filosofica, teorica e pratica, che sono questioni che vengono trattate anche dalla religione.[1]



Detto questo, esiste una grande distinzione tra la Religione e la Filosofia. Si distinguono per quanto riguarda l’origine e le fonti, la metodologia e il modo, l’estensione della popolarità e la sua influenza, nello stile e nei metodi di estrapolare le prove e nell’effetto causato da ciascuna di esse. Cercheremo di chiarire tutto questo con lo scopo di allontanare qualche confusione tra la religione e la filosofia.





I) L’ORIGINE E LE FONTI



La filosofia, con tutte le sue maschere, è uno sforzo umano che si sottomette a tutti i limiti, i confini e i progressi lenti verso un obiettivo sconosciuto, che è indivisibile dalla natura umana. Essa è soggetta alla potenzialità umana nel cambiare l’umanità tra la guida e lo sviamento, tra il raggiungimento della perfezione e l’allontanamento da questo scopo.



Platone per esempio, in tutte le sue opere ripete i miti che erano diffusi nella sua epoca, inoltre, egli produsse anche i suoi miti come parte delle idee e dei credi. In verità, molte tra le idee e credi sono dei miti in se stesso.[2]



Leggete quello che dice al-Akkad di Platone: “L’ambiente idolatra/pagano in cui viveva Platone era padrone dei suoi pensieri, a causa delle tradizioni della sua società e dell’influenza dell’ambiente. Cosi, egli inserisce nelle sue credenze anche l’idea degli dei e dei demoni, che non trovano luogo nelle religioni monoteiste.”[3]



Poi al Akkad parla del punto di vista di Platone sull’universo, confermando ciò che abbiamo detto poc’anzi: “Secondo Platone, l’universo è composto da due gradi opposti, il grado della ragione assoluta e il grado della materia fondamentale (primitiva). Tutta la potenza proviene dalla ragione assoluta e tutta l’incapacità proviene dalla materia fondamentale (primitiva). Tra loro, ci sono esseri con gradi diversi; lo status elevato viene determinato dalla quantità d’influenza della ragione, mentre i gradi più bassi vengono determinati dall’influenza proveniente dalla materia primitiva. Alcuni di questi esseri intermedi, sono dei, alcuni mezzi dei e alcuni sono degli essere umani.”[4]



Il motivo per cui Platone accettò l’idea di questi dei intermedi secondo Akkad è che: “Egli voleva interpretare mediante loro la ragione per cui il male, l’imperfezione e il dolore esiste in questo mondo. Perché la ragione assoluta è perfetta e non viene limitata dal tempo o dal luogo e produce solo il bene e le virtù. In questo modo, questi dei intermedi si stanno occupando della creazione poiché loro stanno tra il Signore Onnipotente e la materia incapace primitiva. Per questo, l’imperfezione, il male e il dolore sorgono da questi intermediari tra i due estremi.”[5]



Platone è conosciuto come un uomo che credeva nella migrazione delle anime. Questa è la filosofia come viene descritta dalle su fonti.



L’Aqidah Islamica, dall’altro lato, è la rivelazione di Allah e possiede tutte le caratteristiche Divine di una verità che non si può cambiare, le parole della quale non vengono cambiate ed è una verità definitiva, alla quale non si potrebbe avvicinare la menzogna da nessun lato.



“Non lo tange la falsità in niuna delle sue parti. E' una rivelazione da parte di un Saggio, Degno di lode.” (Fussilat 41: 42)



Inoltre la sapienza Divina che è scesa mediante la rivelazione è una grande benedizione per gli uomini, riportata senza sforzo da parte loro, dandogli la luce entro un periodo molto breve, ad un batter d’occhio.[6]





II) IL MODO E LA METODOLOGIA[7]



La metodologia filosofica si distingue dalla metodologia Islamica, dall’inizio alla fine. Molti filosofi iniziano con la santificazione della psiche umana, prendendola come punto di partenza. Cosi, quando parlano della loro comprensione della conoscenza, a volte dicono che è empirica (basata sull’esperienza), a volte dicono che è razionale (basata sulla ragione) e a volte dicono che comprende entrambe.



Loro hanno considerato le scienze empiriche e naturali come basi, senza le quali la conoscenza non si potrebbe raggiungere e hanno detto che questo è il modo mediante il quale possono essere comprese le questioni vicine a loro, nel campo della natura, della matematica e dell’etica. Loro hanno reso queste tre, le basi (fondamenta) sulle quali si costruiscono tutte le scienze. Cosi, queste appaiono anche nelle basi del ‘Ilmul Kalam (Teologia Scolastica, la filosofia che vogliono infiltrare all’Islam), dove viene riportato che l’uno è la metà del due, il corpo non si potrebbe trovare in due luoghi contemporaneamente, e due opposti come il nero e il bianco non si potrebbero unire.



Molti di queste persone non considerano le questioni etiche, come la giustizia e la purificazione, come parte delle questioni fondamentali; ma li vedono come piccole questioni, per le quali viene richiesto supporto e prove/testimonianze.



Molti filosofi iniziano con la logica, poi con le scienze empiriche e la matematica, poi passano al Divino. Cosi, troviamo i scrittori del ‘Ilmul Kalam che seguono i stessi principi quando esaminano, studiano e ricavano testimonianze. Loro usano la logica, poi iniziano a discutere come è stato creato l’universo e si sforzano a dimostrare l’esistenza del Signore. Alcuni di loro dividono la conoscenza in quello che esiste e in quello che non esiste, specialmente i filosofi che iniziano cercarela conoscenza sul Divino.



Molti filosofi parlano profondamente delle questioni della natura oppure dell’istinto,poi discutono dei pianeti e delle stelle, mentre coloro (tra i filosofi) che studiano il Divino iniziano a parlare di: “Colui – il Quale – deve – esistere”, e della ragione e natura umana. Alcuni di loro cercano di dimostrare l’esistenza di Colui – il Quale – deve esistere.



Lo scopo degli studiosi dagli ‘Ilmul Kalam (Teologia Scolastica) che accettano il Tawhid (Unicità di Allah) nei loro libri, è quello di dimostrare l’Unicità del Creatore e il fatto che Egli non ha partner. Loro pensano che questo è il significato della testimonianza: Laa ilaha il Allah. Questa metodologia della filosofia e dell’Ilmul Kalam potrebbe mantenere il ricercatore occupato per tutta la vita, senza avere la possibilità di giungere a qualche conclusione. Ciò che si impara da questa conoscenza viene accompagnato da dubbi e ipotesi. In questo modo, il ricercatore viene circondato dalla confusione.



La Metodologia del Qur’an, dall’altro lato, chiama ad adorare Allah, senza associarGli amici o partner, come punto iniziale del suo messaggio e del messaggio di tutti i Profeti.

“Non inviammo prima di te nessun messaggero senza rivelargli: «Non c'è altro dio che Me. AdorateMi!.” (Al-Anbiya 21: 25)



Ogni Messaggero ha richiesto al suo popolo di adorare Allah senza associare partner a Lui:

“Già inviammo Noè al suo popolo. Disse loro: «O popol mio, adorate Allah. Per voi non c'è altro dio che Lui. Non Lo temete?” (Mu’minun 23: 23)



Loro chiamarono ad adorare Allah con il cuore, con la lingua e con gli arti. Viene sottinteso che colui che adora Allah conosce Lui e lo capisce.



Secondo questa metodologia, il fondamento della conoscenza è la conoscenza che viene da Allah e non la conoscenza empirica. Perché Allah è il Primo, Colui che ha creato tutto ciò che esiste e l’Ultimo, dal Quale tutte le creature ritorneranno. Egli è il Sapiente, la conoscenza che viene da Lui è la base di tutte le scienze, il Suo ricordo (dhikr) è la base di tutti i ricordi e lo sforzo fatto per amor Suo, è la base di tutti i sforzi.



Dalla conoscenza di Allah provengono tutti i tipi di conoscenza. Dalla Sua adorazione derivano tutte le cose buone.



Adorando e chiedendo aiuto a Lui, il cuore viene protetto, perché ha trovato il rifugio nel sostenimento affidabile ed è afferrato alla guida ed alle prove/evidenze sicure/certe. Questo aiuta ad accrescere la conoscenza e l’Iman (la Fede) oppure ti porta la sicurezza dall’ignoranza e dalla miscredenza, poiché l’insegnamento con l’aiuto di Allah è uno dei modi migliori per imparare a proposito di Allah, la vita e la psiche umana.



Ibn abi Hatim ha detto: “Noi abbiamo imparato ogni cosa con l’aiuto di Allah.”



Chiesero ad Ibn Abbas (che Allah sia soddisfatto di loro due): “ ‘Come hai conosciuto il tuo Signore?’ Egli disse: ‘Chi cerca di imparare la religione con l’analogia rimarrà confuso per tutta la vita, girovagando e deviando dalla retta via. Noi abbiamo imparato a proposito di Allah, dal modo in cui Egli descrive Se Stesso e dai Suoi Attributi che Egli ci ha raccontato.’ ”



Quando il Messaggero (pace e benedizione di Allah sia su di lui) mandò Muadh (che Allah sia soddisfatto con lui) nello Yemen per chiamare la gente in Allah, egli disse a lui che avrebbe incontrato alcuni dei seguaci dei libri (ebrei e cristiani). Egli (pace e benedizione di Allah sia su di lui) lo consigliò di insegnare a loro l’adorazione di Allah senza associare partner a Lui. Se avrebbero accettato questo, allora egli avrebbe dovuto chiamarli ad effettuare i compiti obbligatori. Egli non li chiamò a dubitare oppure di esaminare le cose all’improvviso, cosi come fanno alcuni filosofi oppure Teologi Scolastici.



Conseguentemente, Bukhari (che Allah abbia misericordia di lui) iniziò il suo libro con la rivelazione che è la base sulla quale vengono costruite la conoscenza e l’Iman (Fede). Cosi egli intitolò il primo capitolo: “Il Principio della Rivelazione”, nel quale descrive come scese la conoscenza e l’Iman al Messaggero di Allah (pace e benedizione di Allah sia su di lui), poi continuò con il capitolo: “La Fede – l’Iman”, che include l’accettazione di ciò che portò il Messaggero (pace e benedizione di Allah sia su di lui). Poi continuò con il capitolo: “La Scienza”, dove egli chiarisce che cosa portò il Messaggero (pace e benedizione di Allah sia su di lui). Cosi, il modo in cui egli organizzò il suo libro dimostra il suo amore e la sua saggezza, che Allah abbia misericordia di lui.



Quando Allah resusciterà l’umanità, Egli non chiederà a loro delle scienze empiriche oppure della logica e delle scienze naturali, ma chiederà se risposero ai Suoi Profeti:

“Ogni volta che un gruppo vi è precipitato, i suoi guardiani chiedono: ‘Non vi è forse giunto un ammonitore?’

Risponderanno: “Sì, ci era giunto un ammonitore, ma noi lo tacciammo di menzogna e dicemmo: ‘Allah non ha fatto scendere alcunché, voi siete in evidente errore!’”.

E diranno: ‘Se avessimo ascoltato o compreso, non saremmo tra i compagni della Fiamma.’

Riconoscono il loro peccato. Che siano ridotti in polvere i compagni della Fiamma!” (Al-Mulk 67: 8-11)



L’umanità non avrà scuse se sono venuti a loro i Profeti:

“Non castigheremo alcun popolo senza prima inviar loro un messaggero. ” (Al-Isra 17: 15)



La chiamata per l’adorazione di Allah è il punto iniziale nella metodologia del Qur’an, mentre la conoscenza che viene da Allah è la base dalla quale sorgono tutti i tipi di conoscenza. Allo stesso modo, il punto finale è l’adorazione di Allah, che comprende la Sua conoscenza e l’accettazione dell’Unicità. La conferma dell’Unicità del Creatore, che è l’obiettivo finale dei filosofi Musulmani, è solo una parte della metodologia del Qur’an; oltre l’importanza del loro obiettivo, questo non è sufficiente, perché anche i Mushriq (politeisti/pagani), che combatté il Messaggero (pace e benedizione di Allah sia su di lui) confermavano l’Unicità di Allah:

“Se domandi loro: ‘Chi ha creato i cieli e la terra?’, certamente risponderanno: ‘Allah’…” (Luqman 31: 25)



“Di': ‘Chi è il Signore dei sette cieli, il Signore del Trono Sublime?’

Risponderanno: ‘Allah’. Di': ‘Non Lo temerete dunque?’” (Al-Mu’minun 23: 85)



Però, i filosofi che hanno esaminato la mente umana e la sua psiche non sono arrivati da nessuna parte in questo campo cosi ampio che non finisce. Voi avete testimonianze sufficienti sul fatto che il progresso scientifico del mondo moderno non ha dimostrato la vera natura della psiche umana. L’umanità ha fatto sforzi molto grandi per scoprire la sua psiche, però oltre al fatto di avere un tesoro molto grande di osservazioni fatte dai filosofi, dai scienziati, dai poeti e dai leader spirituali di tutti i tempi, noi possiamo capire solo un aspetto specifico di noi stessi, ma non l’uomo nella sua completezza… noi sappiamo che l’uomo è costituito da diverse parti, però anche queste parti sono conosciute mediante mezzi limitati. Ognuno di noi è costituito da diverse parti del fisico, tra le quali c’è una realtà sconosciuta.



Rimane il fatto che la nostra ignoranza è quasi totale e le domande più profonde dell’umanità rimangono ancora senza risposta, perché parti illimitate dentro di noi sono ancora sconosciute.



Se questo sarebbe la conoscenza raggiunta mediante le riflessioni del XX-esimo secolo, come fa la psiche umana ad essere la base dalla quale sorgono gli altri tipi della conoscenza? Per quanto riguarda la conoscenza di ciò che si trova oltre il mondo naturale, la filosofia ha semplicemente deviato nelle sue conclusioni.





III) L’INFLUENZA EFFETTIVA



L’Aqidah – il Credo, si distingue per il suo potere nelle anime dei suoi seguaci. La filosofia ha perso la speranza di poter raggiungere un simile effetto. Essa (la filosofia) spesso potrebbe raggiungere un grado elevato per andare poi in contraddizione con se stessa. La ragione per questo è che la filosofia cerca la conoscenza e la verità dentro la cornice delle capacità umane. I filosofi si occupano di ciò che hanno scoperto riguardo gli aspetti di questa verità. Filosofo è colui che conosce i difetti della mente umana, mentre ad ogni cosa che è umana, manca la perfezione. Per questo, la tolleranza accademica e la modestia, si trovano tra gli aspetti più distinguenti. Socrate, che aveva un grado elevato, ha detto: “La cosa che meglio so è quella di non sapere.”



Mentre, il seguace dell’Aqidah-Credo capisce che l’Aqidah per la quale si è aggrappato saldamente ha la sua origine in Colui che conosce i segreti del creato, Colui che comprende tutto con la Sua conoscenza. Cosi, l’Aqidah fornisce un immagine chiara e reale della realtà. L’Aqidah richiede umiltà, devozione, sottomissione e non accetta qualsiasi tipo di argomento oppure contraddizione quando abbiamo a che fare con le sue regole. In verità, essa non permette qualche spazio per discutere (dibattito). Se la persona permette a se stesso di discuttere una questione dell’Aqidah, egli assomiglia ad un filosofo e non viene riconosciuto come una persona religiosa, finché non arriva a convincersi e credere in quella questione. In quel caso non viene accettato nessun compromesso ed egli non può liberare se stesso dagli obblighi a lui richiesti. Poi questa diventa una credenza verso la quale si dimostra una devozione insolita al punto tale da poter sacrificare la sua vita per essa. Non abbiamo visto mai che un idea abbia avuto un influenza del genere, tr le idee accademiche, politiche o religiose.



Shaykh Muhammad Abdullah Darraz ha chiarito il mistero che sta dietro a questo fenomeno quando ha detto: “Il mistero dietro a questo fenomeno – la forza distinguibile che viene esercitata da questa Aqidah, che si distingue dalla filosofia – viene presentato dalla distinzione tra l’essenza della conoscenza e l’essenza dell’Iman (Fede), e dalla distinzione tra la convinzione che si basa sulla ragione e la convinzione che si basa sulla Fede.”



Una persona può capire la fame e la sete senza sentire il dolore e potrebbe capire l’amore e il desiderio senza sentirle nella realtà. Egli potrebbe capire l’effetto di una bellissima opera d’arte, le tecniche coinvolte e i dettagli bellissimi di questa opera anche se non li piace nella realtà.



Queste tipologie della conoscenza vengono imparate mediante i sensi, riflettendo oppure mediante l’istinto. L’uomo le vede come cose separate dall’anima oppure come qualcosa che egli potrebbe toccare in modo tale da sentire qualche impressione, però egli non approfondisce molto queste cose oppure queste cose non influenzano il suo comportamento. Ogni individuo che forma le sue idee ed i suoi principi in questo modo non ha fede.



L’Iman- la Fede, è la conoscenza che influenza molto la consapevolezza, cosicché il cuore non esita per essa, ed è riempito dalla tranquillità dalla sicurezza. L’Iman ha a che fare con i sentimenti e la consapevolezza, esso prende un idea dalla mente e lo porta fino alle profondità del cuore, come se l’idea fosse cibo oppure una bevanda col quale nutrisce il cuore. In questo modo l’idea diventa uno degli elementi della vita e l’Iman lo trasforma in una grande forza, che non permette che qualcosa gli esca d’avanti.



Questa è la distinzione tra la Religione e la Filosofia. Lo scopo della filosofia è la conoscenza secca, che prende una forma morta, mentre lo scopo della Religione è l’anima e la forza vitale.



Darraz racconta che la filosofia si concentra solo in un aspetto dell’anima, mentre la religione prende in controllo tutta l’anima. La filosofia osserva, analizza, e trae delle conclusioni, cercando di analizzare la realtà e di annegare l’anima, per cercare poi di unire le sue parti in modo artificiale, in modo tale che la mente lo capisca. Conseguentemente, la filosofia lascia l’impressione che l’anima sia uno scheletro secco e vuoto.



Dall’altra parte, la religione è una fonte, che fornisce una visione completa della realtà, infilandosi nelle parti più profonde del cuore, cosicché l’anima si sottometta ad esso e costituisca i freni per essere guidata.



Cosi Darraz illustra la chiara distinzione tra la filosofia e la religione. Egli aggiunge che l’obiettivo della filosofia è teorico, anche nei suoi aspetti pratici, mentre l’obiettivo della religione è pratico anche nei suoi aspetti teorici.



L’obiettivo finale della filosofia è quello di dirci che cosa è vero, cosa è il buono e il luogo in cui si trova. Poi, la filosofia non si preoccupa della nostra posizione riguardo la verità e il bene che essa ha definito.



Mentre la religione ci dice che cosa è vero, non solo per conoscerlo, ma per crederlo, amarlo e rispettarlo, poi ci dice quali sono i nostri obblighi cosicché se uno soddisfa questi obblighi perfezionerà la sua anima.



Con l’obiettivo di chiarire ancora meglio la questione, egli paragona gli effetti pratici della religione con quelli della filosofia. Darraz chiarisce che la religione attira l’attenzione dell’uomo verso il Creatore, in modo tale che egli possa conoscerLo e tornare da Lui con amore e lode, mentre l’obiettivo della filosofia è semplicemente quello di mettere in evidenza la conoscenza, che farà da connessione tra causa ed effetto.



Egli chiarisce che la fonte religiosa (l’Aqidah) influenza la società, motivando il credente a raggiungere gli obiettivi e diffondere il suo messaggio (del credo), mentre la filosofia non si preoccupa della diffusione del suo messaggio, anzi, alcuni filosofi possono mantenere le distanze dagli altri e rendere cosi la filosofia un loro monopolio.





IV) LO STILE



L’Aqidah Islamica ha uno stile distinto, dinamico ed un approccio diretto, che tocca le realtà universali. Viene distinta dal fatto che si rivolge a tutti gli aspetti dello stato umano, motivando tutte le sue potenzialità e tutte le sue possibilità e non si rivolge solo all’aspetto razionale dell’umanità



La filosofia invece, ha approcci diversi mediante i quali cerca di esprimere le realtà universali in frasi anche se la realtà del quale cerca di occuparsene non si può formulare da frasi semplici. Inoltre, gli aspetti essenziali di queste realtà sono, per la loro natura, molto lontane dal campo in cui opera la mente umana. Conseguentemente, l’Aqidah Islamica non si deve discutere in modo filosofico, perché cosi si immergerebbe e si spegnerebbe la sua luce limitandola ad un solo aspetto dello stato umano. Da questa posizione possiamo osservare la complessità, la siccità, i difetti e le deviazioni che esistono in tutti i sforzi per discutere l’Aqidah in un modo estraneo alla sua natura.



Il metodo del Qur’an per spiegare l’Aqidah Islamica è caratterizzato da una semplicità e una chiarezza, che da la possibilità a tutte le persone di capirla, anche se il oro livello intellettuale potrebbe essere basso. In questo modo ogni persona lo assorbe secondo le sue capacità per capire e credere.



Questo è in contrasto con lo stile complesso della filosofia, che è piena di discorsi non chiari che solo alcuni capisono.





V) IL METODO DIDATTICO



Il modo in cui il Qur’an porta le testimonianze/prove è diverso dal modo in cui la filosofia oppure ‘Ilmul Kalam porta le proprie testimonianze. Chiariremo questo con l’aiuto dei punti seguenti:



a) Il Qur’an riporta le prove dei segni visibili nell’universo che dimostrano l’Unicità del Creatore. La Filosofia e ‘Ilmul Kalam fanno la stessa cosa, però l’approccio del Qur’an si distingue dall’approccio filosofico. Il Qur’an si riferisce alle cose uguali, che in modo inevitabile ti portano alla conoscenza del loro Creatore, come i raggi del sole che ci fanno capire che il sole esiste, senza avere bisogno di fare analogia, e non come fanno i filosofi che hanno l’obiettivo di provare che l’universo è un entità creata. Sapere che questo universo è stato creato da Allah e che è sottomesso a Lui, è una cosa istintiva. Non c’è bisogno di portare testimonianze e fare delle prove. L’uomo in modo istintivo sa che l’universo che lui osserva ha bisogno del suo Creatore e che è sottomesso e controllato da Lui. Per questo non c’è bisogno di fare analogie, prodotte dai filosofi per provare che l’universo è un entità creata e che c’è un creatore. Allah dice:



Non sanno dunque i miscredenti che i cieli e la terra formavano una massa compatta? Poi li separammo e traemmo dall'acqua ogni essere vivente. Ancora non credono?

Abbiamo infisso sulla terra le montagne, affinché non oscilli coinvolgendoli e vi ponemmo larghi passi . Si sapranno dirigere?

E del cielo abbiamo fatto una volta sicura. Eppure essi si distolgono dai segni.

Egli è Colui che ha creato la notte e il giorno, il sole e la luna: ciascuno naviga nella sua orbita. (Al-Anbiya 21: 30-33)



b) Le testimonianze razionali riportate nel Qur’an si adeguano alla Maestosità ed alla Perfezione di Allah. Il Qur’an non usa l’analogia che si applica in modo assoluto ad ogni cosa, quando parla di Allah, perché si potrebbe sottintendere che la creature e il Creatore sono uguali. Al contrario, esso usa l’analogia “e di più” quando parla di Allah. Questo significa che quando c’è un attributo (come sapiente, misericordioso) che potrebbe essere utilizzato per qualche creatura, Allah è più meritevole di essere descritto in questo modo perché Egli ha dato questa perfezione alle Sue creature. Se Egli non avesse questo attributo perfetto in modo assoluto, da questo si potrebbe sottintendere che c’è qualcosa più perfetta di Lui – cosa impossibile. Allah dice:



“A quelli che non credono nell'Altra vita si applica la metafora stessa del male, mentre la metafora più elevata spetta a Allah, Egli è l'Eccelso, il Saggio.” (An-Nahl 16: 60)



Ogni difetto che non appartiene all’essere creato, al Creatore ancor di più spetta essere libero da questa cosa.



c) Inoltre, possiamo notare che le prove razionali fornite dal Qur’an ci fanno vedere la verità in modo più eloquente e più concisa, mentre molte delle prove razionali presentate dagli ‘Ilmul Kalam non sono forti. Se la testimonianza, la prova usata per dimostrare per dimostrare la verità sono deboli, allora questo ti porta a dubitare, ti porta alla confusione, alla frustrazione dalla verità e ti potrebbe condurre al rifiuto della verità, perché cosi, l’esposizione dei difetti di queste prove da parte degli avversari diventa facile. Se loro riescono a confutare le prove, loro possono confutare la verità anche se la verità è forte dentro e fuori se stessa, però la debolezza (con questo approccio) si trova nella prova. Per questo motivo i studiosi del ‘Ilmul Kalam sono delle persone che spesso passano da un pensiero all’altro. Loro potrebbero accettare un pensiero in un occasione e l’opposto di questo pensiero in un altra occasione, inoltre possono anche considerare coma Kafir (miscredente) le persone che hanno il pensiero che loro avevano prima. Questo è un contrasto con le prove del Qur’an e della Sunnah, i seguaci delle quali si attengono a quello che dicono e non sono confusi.[8]



d) Possiamo notare che alcune prove usate dagli studiosi del ‘Ilmul Kalam non sono effettive e a volte sono false, perché contraddicono la verità, che è stata stabilita dal Qur’an e dalla Sunnah.

Loro hanno negato i testi che dicono che Allah sta sul cielo, perché loro dicono che Allah non potrebbe trovarsi in un posto particolare, perché questo sott’intende un Suo limite, anche se i testi testimoniano chiaramente che Egli è sul cielo. Il loro errore è nel pensiero che se Egli si trova sul cielo, Egli è limitato.





VI) RISULTATI



Un’altra distinzione è quella che il Qur’an riporta dettagli sull’Iman. Jundub ibn Abdullah ha detto: “Abbiamo imparato dell’Iman (Fede) prima di imparare il Qur’an, poi abbiamo imparato il Qur’an e con esso abbiamo aumentato l’Iman.”



Il Qur’an descrive il nostro Signore e ci dice che Egli ha un volto e la mano, e che Lui vede e sente. Egli ci informa dei Suoi Nomi e Attributi, dicendo che Egli è AR-RAHMÂN il Compassionevole, AR-RAHÎM il Misericordioso, AL-MALIK il Re, AL-QUDDÛS il Santo, AS-SALÂM la Pace, ALMU'MIN il Fedele (Colui Che mette al sicuro), AL-MUHAYMIN il Custode, AL-'AZÎZ l'Eccelso, AL-JABBÂR Colui Che costringe al Suo Volere… Egli ci informa delle Sue opere e delle Sue creazioni e ci descrive la resurrezione e gli orrori di quel giorno, ci informa dell Jannah (Paradiso) e del Jahannam (Inferno).



Però, gli ‘Ilm al Kalam, nella maggior parte dei casi fanno delle descrizioni brevi senza nessun dettaglio.





VII) NON C’È UN PUNTO D’INCONTRO



Non c’è un punto d’incontro tra la religione e la filosofia, perché sono due metodologie differenti, dall’inizio alla fine, per i modi, per lo stile e per l’influenza che esercitano sulle persone e soprattutto (sono differenti) nell’origine e nelle loro fonti.



L’Islam non ha bisogno di niente per completarlo o perfezionarlo perché esso è stato perfezionato dall’Onnipotente, che ha detto:



“…Oggi ho reso perfetta la vostra religione, ho completato per voi la Mia grazia e Mi è piaciuto darvi per religione l'Islàm…” (Al-Ma’ida 5: 3)



Noi non abbiamo bisogno di conciliare l’Islam con la filosofia, con l’Ebraismo con il Cristianesimo, il comunismo oppure con il socialismo. L’Islam è vero e non c’è nessuna falsità in esso:



“Non lo tange la falsità in niuna delle sue parti. E' una rivelazione da parte di un Saggio, Degno di lode.” (Fussilat 41: 42)



Ogni altra cosa oltre all’Islam è una falsità oppure una verità mischiata con falsità/menzogne. L’Islam non è venuto per essere dominato dalle idee umane, ma è venuto per dominare la vita e per migliorare il credo e le idee distorte. Noi dobbiamo preservare il nostro Aqidah (Credo) e la nostra Shari’ah (Legislazione Divina, Legislazione Islamica) chiara e pura, cosi come il nostro Signore vuole:



“…La retta via ben si distingue dall’errore…” (Al-Baqara 2: 256)



Se invece viene mischiato con qualcos’altro, questo porta alla confusione, che Allah ha rimproverato quando ha parlato dei popoli dei libri (ebrei e cristiani):



“O gente della Scrittura, perché avvolgete di falso il vero e lo nascondete, mentre ben lo conoscete?” (Ali-Imran 3: 71)







2) LA POSIZIONE DEGLI STUDIOSI VERSO LA FILOSOFIA



I studiosi Musulmani hanno resistito alla fase in cui si mischiavano le questioni dell’Aqidah (Credo) con la filosofia e con ‘Ilmul Kalam, che ebbe inizio da coloro che erano noti come “I Filosofi dell’Islam”, come: Ibn Sina (Avicena). I studiosi Musulmani hanno combattuto le persone che sono state influenzate da queste filosofie.



I grandi studiosi si sono divisi in due gruppi: un gruppo era composto da coloro che notarono il pericolo di questa idea e resistettero a questa metodologia sin dall’inizio, come Imam Ahmad e Imam Shafi’i (che Allah abbia misericordia di loro).



Imam Shafi’i ha detto: “Il mio giudizio per quanto riguarda i studiosi dell‘Ilmul Kalam è che loro devono essere colpiti con i rami delle palme e con le scarpe, inoltre devono essere esposti davanti alle loro tribù o ai loro clan e si devono avvertire riguardo la condanna che spetta a coloro che abbandonano il Qur’an e la Sunnah e tornano all‘Ilmul Kalam.”



L’altro gruppo è costituito da studiosi che hanno seguito i passi dei filosofi che sono stati stremati dalla loro metodologia, poi si pentirono con dispiacere, ma a quel punto era tardi. A loro non rimase nient’altro che l’amarezza e la sofferenza e non potevano fare altro che pregare Allah per perdonarli e di avvertire coloro che sarebbero venuti dietro di loro di non seguire la strada sbagliata che avevano intrapreso. Faceva parte di questo gruppo: Muhammad ibn ‘Umar ar-Razi, che disse nel suo libro ‘Aksam al Ladhat’[9]: “La mente umana potrebbe arrivare solo in una strada senza uscita e i risultati finali dello sforzo umano sono uguali allo sviamento.”



Le nostre anime sono estranee ai nostri corpi e tutto ciò che otteniamo da questo mondo è il danno e il disturbo.

Noi non abbiamo ottenuto niente dalla nostra lunga ricerca, tranne un riassunto di ciò che dicono i filosofi.

Quanto spesso abbiamo visto uomini e popoli, però questi sono spariti molto presto e si son persi.

Quante montagne hanno scavalcato le persone, però le persone sono scomparse mentre le montagne stanno ancora lì.



Ar-Razi ha detto:

“Ho visto molte scuole filosofiche e scuole degli ‘Ilmul Kalam e ho capito che non hanno niente da offrire a colui che è malato e loro non potrebbero spegnere la sete dell’uomo (per la conoscenza).”



Egli ritornò alla metodologia del Qur’an e ci ha riportato un esempio della metodologia del Qur’an per quanto riguarda gli Attributi Divini:

“Ho capito che la metodologia migliore è la metodologia del Qur’an. Leggete questo versetto che conferma gli Attributi di Allah:



‘…ascende a Lui la buona parola ed Egli eleva alta l'azione devota…’ (Fatir 35: 10)



Leggi quando Egli nega le cose che non appartengono ai Suoi Attributi:



‘Niente è simile a Lui . Egli è l'Audiente, Colui che tutto osserva.’ (Shura 42: 11)



‘Egli conosce quello che li precede e quello che li segue, mentre la loro scienza non può comprenderLo.’ (Ta-Ha : 110)



Poi egli ha detto: “Chi prova un esperienza simile, che io ho vissuto, imparerà quello che io ho imparato.”



Ash-Shahrastan ha detto la stessa cosa raccontandoci che dopo aver passato un lungo tempo studiando con i filosofi e i studiosi dell‘Ilmul Kalam, egli non trovò niente tranne confusione e dispiacere.[10]



Egli disse: “Sono andato in tutte le scuole filosofiche in tutta la mia vita, e le ho studiato. Non ho visto niente tranne le persone che avevano messo la barba sulle mani oppure persone che stringevano i denti dal dispiacere.”



Al-Juwayni, uno degli studenti più famosi della filosofia Islamica ci ha consigliato di non studiarla: “Amici miei, non studiate la filosofia (‘Ilmul Kalam). Se avessi saputo quello che mi avrebbe fatto ‘Ilmul Kalam, non l’avrei studiato.”[11]



Quando stava per morire, egli disse con dispiacere e dolore: “Ho gettato me stesso in un grande oceano e ho abbandonato gli uomini dell’Islam e la loro conoscenza. Io mi sono immerso in quello di cui fui avvisato da loro e adesso se Allah non mi copre con la Sua misericordia allora povero Ibn al-Juwayni. Adesso sto morendo con l’Aqidah (Credo) di mia madre.”



Abu Hamid al-Ghazali (che Allah abbia misericordia di lui), era uno di coloro che hanno passato un lungo tempo esaminando e studiando ‘Ilmul Kalam, passando da un gruppo all’altro, fino alla fine della sua vita, quando divenne confuso ed esitava sulle questioni filosofiche. Egli ha scritto un libro intitolato: “Le misure per proibire lo studio del ‘Ilmul Kalam”. Egli considerò haraam (proibito) lo studio della filosofia, tranne in alcune determinate circostanze: “La verità è che ‘Ilmul Kalam è haram, tranne per due tipi di persone.”



Verso la fine della sua vita egli si allontanò dallo studio del ‘Ilmul Kalam e tornò agli hadith del Messaggero di Allah (sallAllahu alayhi wa sallam) e morì con un copia di Sahih al Bukhari sul suo petto.



Abu Hasan al Ash’ari è cresciuto come Mu’tazila e rimase in quello stato per quaranta anni. Poi rivolse le spalle e disse che i mu’tazila sono deviati e confutò loro con parole chiare.



Poi uscì un gruppo, che seguiva la metodologia corretta, però loro studiavano le opere dei filosofi con lo scopo di conoscere i loro punti deboli e di confutarli secondo la metodologia del Qur’an. Loro li sconfissero con le loro armi, mettendo in evidenza gli errori. Il leader di questo gruppo era Shaykhul Islam Ibn Taymiyah (che Allah abbia misericordia di lui).







3) PARAGONE TRA L’UOMO DELLA FILOSOFIA E L’UOMO DELL’AQIDAH-CREDO



Prima di chiudere questo tema, vorrei dire che noi abbiamo bisogno di uomini dell’Aqidah e non di uomini della filosofia. Noi abbiamo bisogno di uomini che possono guarire le malattie e i problemi della Ummah (Comunità), mentre i filosofi non possono farlo.



Il Professore Ahmad Amin (che Allah abbia misericordia di lui) ha paragonato l’uomo che segue la filosofia con l’uomo che segue l’Aqidah, mostrandoci le loro influenze sulla vita:

“C’è una grande differenza tra il sostenimento di un idea (pensiero) e il credo in qualcosa. Se hai un idea, essa è semplicemente una parte delle informazioni che hai raggiunto, mentre se tu ci credi in essa, essa scorre nel tuo sangue e penetra nel cuore e nella tua mente. I filosofi che hanno un idea e un pensiero dicono: ‘Io penso che questo si corretto, però in realtà potrebbe essere sbagliato; questa è la conclusione che abbiamo ricavato dalle prove attuali, però domani le prove potrebbero parlare del contrario; io potrei sbagliare ma potrei anche aver ragione.’”



Però, colui che segue l’Aqidah-il Credo, è schietto e sicuro; egli non ha dubbi e non specula. La sua Aqidah è vera e non cambia e sarà vera anche domani. Non cambia a causa delle nuove prove. Essa è sopra i dubbi e le supposizioni.



L’uomo che ha un suo pensiero e che è giunto ad una conclusione, è emozionalmente freddo e non è entusiasta. Se viene a sapere che ciò che pensa è vero, egli semplicemente sorride essendo tranquillo, mentre se non è vero non ha importanza, perché egli ha preso le misure credendo che il suo pensiero possa essere corretto, egli si potrebbe sbagliare e il pensiero di qualcun altro, che egli pensa che sia sbagliato, forse è quello corretto.



Mentre colui che segue l’Aqidah è sereno ed entusiasta e non si accontenta finché la sua Aqidah si completa.



Colui che ha un pensiero filosofico potrebbe cambiare il suo pensiero facilmente e avere nuove idee, perché egli segue solo le prove oppure i propri interessi quando queste vengono sotto la forma della prova/testimonianza.



Mentre, il modo migliore per descrivere colui che segue l’Aqidah è quella del Messaggero (pace e benedizione di Allah sia su di lui):



“Che se essi mi mettessero il sole nella mano destra e la luna nella sinistra in cambio del mio silenzio nel chiamare il popolo all'Islam, non desisterò finchè Dio sarà trionfante o io perirò nel difenderlo.”[12]



Il pensiero è semplicemente un corpo senza vita, è senza vita finché non si riempie con l’Aqidah.

Il pensiero è semplicemente una grotta buia, che rimane così finché l’Aqidah non lo illumini con i suoi raggi.

Il pensiero è semplicemente una pozzanghera stagna, nella quale le zanzare fanno le uova.

L’Aqidah dall’altro lato è un grande oceano dove gli insetti non importanti non hanno la possibilità di aumentare.

Il pensiero è semplicemente una nebbia, mentre l’Aqidah una stella brillante.

Il pensiero crea problemi e preoccupazioni, pone l’attenzione molto ai desideri fisici, crea dubbi e nutrisce la riluttanza, mentre l’Aqidah non si preoccupa dal pericolo, fa tremare le montagne, fa cambiare l’andamento della storia, cancella i dubbi e la riluttanza producendo forza e sicurezza, non permette nient’altro tranne l’adempimento dell’obiettivo dell’anima.







Il Credo in Allah – ‘Umar al Ashkar

Tradotto dall’albanese: Besmiralalbani



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[1] Darraz, ‘Ad Din’, 59-60.



[2] Darraz, ‘Ad Din’, 73.



[3] Al-Akkad ‘Kitab-Allah’, 129.



[4] Al-Akkad ‘Kitab-Allah’, 129.



[5] Al-Akkad ‘Kitab-Allah’, 129.



[6] Darraz ‘Ad Din’, 73.



[7] ‘Majmu al Fatata’ Shaykhul Islam Ibn Taymiyah, 2/1, 25.



[8] ‘Majmu al Fatata’ Ibn Taymiyah; 4/50.



[9] Ibn al Qayyim ‘As Sawa’ik al Mursalah’, pag. 7.



[10] Shaykul Islam IBn Taymiyah, ‘Al Fatata al Hamawiyah al Kubra’, pag. 7.



[11] ‘Majmu al Fatawa’ Shaykhul Islam Ibn Taymiyah.



[12] ‘Al-Serah Al-Nabawiyyah’, Ibn Hisham, vol. 1, pp. 265-266.
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L’AQIDAH (IL CREDO) IN CONFRONTO ALLA FILOSOFIA E ‘ILMUL KALAM
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