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HADITH DEL PROFETTA S.A.A.S. ALLAH S.T. HA DETTO: O Mie servi! Ho proibito a Me stesso l'oppressione e la proibisco tra di voi.Quindi non opprimetevi lun l'altro.
 
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 Gesù, pace su di lui, è una conoscenza dell’Ora (I parte)

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MessaggioTitolo: Gesù, pace su di lui, è una conoscenza dell’Ora (I parte)   Gesù, pace su di lui, è una conoscenza dell’Ora (I parte) Icon_minitimeDom Mar 18, 2012 8:08 am

Gesù, pace su di lui, è una conoscenza dell’Ora (I parte)


di Patrizia Khadija Dal Monte

- Gesù, pace su di lui, è un profeta al quale, nell’islam, viene riconosciuta una particolare eccellenza: “Tra i messaggeri, a taluni abbiamo dato eccellenza sugli altri. A qualcuno Allah ha parlato, e altri li ha elevati a gradi superiori. A Gesù, figlio di Maria, abbiamo dato prove chiare e lo abbiamo coadiuvato con lo Spirito Puro….” (II,253)

“O Maria, Allah ti annuncia la lieta novella di una Parola 1da Lui proveniente: il suo nome è il Messia*, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell’Altro, uno dei più vicini. (III,45)

Molte sono le parole che varrebbe la pena di esaminare, ma vorrei oggi fermarmi a riflettere su di un versetto che attribuisce a Gesù, pace su di lui, una funzione che non si ritrova negli altri profeti e che mi sembra illumini tutta la sua figura:

“Egli è una conoscenza dell’Ora. Non dubitatene e seguitemi, questa è la retta via. (Wa ‘Innahu La`ilmun Lilssā`ati)” (XLIII, 61)

Il versetto è inserito nella sura XLIII, “Gli ornamenti d’oro” (Az-Zukhruf) e cercheremo di capirlo proprio a partire da tale contesto,2.

Il titolo della sura (meccana) è preso dal versetto 35 che recita: “e ornamenti d’oro. Tutto ciò non sarebbe che godimento effimero di questa vita, mentre l’Altra vita, presso il tuo Signore, è per i timorati.3”

La sura evidenzia la precarietà e inconsistenza della ricchezza di questo mondo4 e di come essa sia foriera di orgoglio e presunzione che a loro volta portano all’idolatria, e viene opposta alla vera ricchezza, quella dell’altro mondo che appartiene ai timorati, forte è il discorso dell’Ora: “E dicono: “Perché questo Corano non è stato rivelato ad un maggiorente di una di queste due città?” (v.31)

“Mai inviammo prima di te alcun ammonitore ad una città, senza che quelli che vivevano nell’agiatezza dicessero: “Abbiamo trovato i nostri avi far parte di una comunità e ricalchiamo le loro orme”. (v.23)

Perfetto esempio della superbia che deriva dal possedere molti beni e confidare in essi, con la conseguenza di diventare ciechi e sordi verso l’invito dei messaggeri di Allah è il Faraone:

“Faraone arringò il suo popolo e disse: “O popol mio, forse non mi appartiene il regno dell’Egitto, con questi canali che scorrono ai miei piedi? Non vedete dunque? Non son forse migliore di questo miserabile che sa appena esprimersi? Perché non gli sono stati lanciati braccialetti d’oro [dal cielo], perché non lo accompagnano schiere di angeli?”. (vv.51-53)

La ricchezza oltre che alla superbia si accompagna al rifiuto del nuovo, in vista del mantenimento dello status quo, chi ha molti beni si arrocca sulle consuetudini del passato per perpetuare la propria posizione. “Diceva [l'ammonitore]: « Anche se vi portassi una Guida migliore di quella che seguivano i vostri avi?». Rispondevano: « Invero non crediamo in quel lo con cui siete stati inviati» (v.24)

Questo è particolarmente evidente nel contesto della predicazione muhammadiana in cui il rifiuto del puro monoteismo significa anche voler mantenere i privilegi economici di cui godeva la città di Mecca, crocevia di carovane votate a diverse divinità che nella Kaba’a trovavano posto.

L’amore per gli “ornamenti d’oro” appare collegato dunque al politeismo, c’è un filo rosso che unisce l’attaccamento alla ricchezza e quello agli idoli. Da notare anche come gli idoli in questo caso siano di genere femminile, sottile ironia che richiama il titolo della sura e rende ancora più fragile, secondo la concezione meccana della donna di allora, il loro potere:

“Gli hanno ascritto i Suoi servi come fossero una parte [di Lui]. L’uomo è davvero ingrato. Si sarebbe forse preso delle figlie tra ciò che ha creato e avrebbe concesso a voi i maschi? Quando si annuncia a uno di loro ciò che attribuisce al Compassionevole, si adombra il suo viso e si rattrista.“Quest’essere allevato tra i fronzoli, illogico nella discussione?”5 Considerano femmine gli angeli, i servi del Compassionevole. Sono forse stati testimoni della loro creazione? La loro affermazione sarà scritta e saranno interrogati in proposito. Dicono: “Se il Compassionevole avesse voluto, non le avremmo adorate”. Non hanno alcuna scienza in proposito, non esprimono che mere supposizioni. O forse, prima di questo, demmo loro una Scrittura alla quale si attengono? No, dicono piuttosto: “Abbiamo trovato i nostri avi far parte di una comunità, noi seguiamo le loro orme”. (vv.15-22)

La rivelazione coranica mette in guardia dalle conseguenze catastrofiche dell’attaccamento alla ricchezza che porta fino al kufr, ma evidenzia altrove la possibilità per colui che possiede molto di dare molto e ricevere così ancora di più da Colui che è la fonte di ogni ricchezza:

“ Dissero: «Abbiamo ricchezze più grandi e figli, quindi non saremo castigati». Di’: «In verità il mio Signore concede generosamente a chi vuole e lesina a chi vuole, ma la maggior parte degli uomini non lo sa». I vostri beni e i vostri figli non vi potranno avvicinare a Noi, eccetto per chi crede e compie il bene: essi sono coloro che avranno ricompensa raddoppiata per quel che facevano: saranno al sicuro negli alti livelli [del Paradiso].” (XXXIV, 34-38)

La condizione del ricco che non si chiude in se stesso, non diventa orgoglioso e tronfio nel proprio benessere è talmente rara che un hadith profetico la indica come una condizione d’eccellenza, di pienezza, invidiabile: Il Profeta, pace e benedizione su di lui, secondo un hadith tramandato da ‘Abd Allah ben Mas‘ûd ha detto: “Non vi sono che due persone veramente invidiabili6: un uomo a cui Dio ha concesso delle ricchezze, rendendolo capace di spenderle nel Vero (fî l-haqq); e un uomo a cui Dio ha dato la sapienza (al-hikma), così che giudica secondo di essa, e la insegna.”

E risponde il Corano alla supponenza degli agiati:“Sono forse loro i dispensatori della misericordia del tuo Signore? Siamo Noi che distribuiamo tra loro la sussistenza in questa vita, che innalziamo alcuni di loro sugli altri, in modo che gli uni prendano gli altri a loro servizio. La misericordia del tuo Signore è però [di gran lunga] migliore di quello che accumulano.” (v.32)

Tutto viene da Allah, ogni bene, il peccato è proprio nel disconoscere la nostra dipendenza dall’Uno, idolatria è dunque pensare che le cause seconde che muovono la realtà siano indipendenti da Allah, spaventati dal ghayb, di cui Allah è l’unico Signore al Quale solo la fiducia totale è degna risposta.

Perché Egli è nostro Principio e nostra Destinazione ultima:

“Colui Che della terra ha fatto una culla e vi ha tracciato i sentieri affinché possiate guidarvi, e dal cielo ha fatto scendere con misura un’acqua, tramite la quale ridiamo la vita ad una terra morta: allo stesso modo vi resusciterà. Ha creato tutte le specie e vi ha dato vascelli e animali sui quali montate, sicché possiate sedere sui loro dorsi e ricordiate i favori del vostro Signore dicendo: “Gloria a Colui Che ha messo tutto ciò a nostro servizio, mentre non eravamo neppure in grado di domarli! In verità noi ritorneremo verso il nostro Signore”. (vv.10-14)

I meccani idolatri non hanno difficoltà ad ammettere Allah come Creatore, lo sguardo delle genti antiche sulla creazione non era informato dall’ottica tecno-scientifica che la oggettivizza :

“E se chiedi loro: “Chi ha creato i cieli e la terra?”, di certo risponderanno: “Li ha creati l’Eccelso, il Sapiente” (v.9)

Affermazione che ritorna in chiusura della sura, al versetto 87, accompagnata da una domanda che evidenzia come non basti ammettere l’esistenza del Creatore, è necessario anche seguirne la guida e le due realtà sono intimamente legate:

“Se chiedi loro chi li abbia creati, risponderanno certamente: “Allah”. Come possono allora allontanarsi da Lui? “ (v.87)

C’è nell’essere uomini e donne una responsabilità verso la fede, iscritta nell’essere profondo, di cui ognuno dovrà rendere conto: “E quando il Signore trasse, dai lombi dei figli di Adamo, tutti i loro discendenti e li fece testimoniare contro loro stessi [disse]: “Non sono il vostro Signore?”. Risposero: “Sì, lo attestiamo”, [Lo facemmo] perché nel Giorno della Resurrezione non diciate: “Veramente eravamo incoscienti”; o diciate: “I nostri antenati erano associatori e noi siamo i loro discendenti: vorresti annientarci per quello che facevano questi inventori di nullità?” (VII,172)

“In verità proponemmo ai cieli, alla terra e alle montagne la responsabilità [della fede] ma rifiutarono e ne ebbero paura, mentre l’uomo se ne fece carico. In verità egli è ingiusto e ignorante.” (XXXIII,72)

Il monoteismo è la natura originaria dell’essere umano:“Rivolgi il tuo volto alla religione come sincero credente, natura originaria (fitra) che Allah ha connaturato agli uomini; non c’è cambiamento nella creazione di Allah.” (XXX,30)

Per questo è possibile, come testimonia Abramo, pace su di lui, riconoscere la verità anche in un ambiente idolatrico: “ E [ricorda] quando Abramo disse a suo padre e al suo popolo: “Io rinnego tutto quello che voi adorate, eccetto Colui Che mi ha creato, poiché è Lui che mi guiderà. E di ciò fece una parola che doveva perpetuarsi nella sua discendenza: forse ritorneranno [ad Allah” (vv.26-28)

Abramo, pace su di lui, come tutti i profeti viene scelto non per se stesso, ma per ricordare questa verità che è iscritta nel profondo di ogni essere, guidato da Allah diviene guida (imam) per il suo popolo. In Lui il rifiuto del politeismo si accompagna ad una totale fiducia nel suo Creatore, nella Sua guida. Atteggiamento di Abramo, pace su di lui, che sarà quello di ogni profeta.

La retta fede nel Creatore implica la fede nella Sua guida e nella resurrezione, resurrezione le cui tracce percorrono le stagioni della terra: “Colui Che della terra ha fatto una culla e vi ha tracciato i sentieri affinché possiate guidarvi, e dal cielo ha fatto scendere con misura un'acqua, tramite la quale ridiamo la vita ad una terra morta: allo stesso modo vi resusciterà.” (v.10)

Esperienza di rinascita da ciò che sembra morto completamente, che il Corano invita ad osservare in più versetti, nel mondo in cui viviamo questa vita:“Considera le tracce della misericordia di Allah, come Egli ridà la vita ad una terra, dopo che era morta. Egli è Colui che fa rivivere i morti. Egli è onnipotente.” (XXX,50)

La resurrezione è rinascita in una forma diversa da quelle che conosciamo: “... decretato per voi la morte e non potremo essere sopravanzati nel sostituirvi con altri simili a voi e nel farvi rinascere [in forme] che ancora non conoscete. Già conoscete la prima creazione! Perché non ve ne ricordate? Non riflettete su quello che coltivate: siete voi a seminare o siamo Noi i Seminatori? Certamente se volessimo ne faremmo paglia secca e allora stupireste…” (LVI, 67-64)

Il tema della resurrezione è particolarmente duro per coloro che sono abitati da quella superbia che viene dal possedere molti beni:

“Il vostro Allah è un Dio Unico. Coloro che non credono nell’altra vita hanno la miscredenza nel cuore e sono tronfi d’orgoglio” (XVI,22) esso richiede una fiducia totale nell’Unico, perché ci introduce un’altra dimensione in cui i parametri di questo mondo vengono meno, solo il timore di Allah protegge“Dicono: « Non c’è che questa vita terrena: viviamo e moriamo; quello che ci uccide è il tempo che passa». Invece non possiedono nessuna scienza, non fanno altro che illazioni. Quando vengono recitati a loro i Nostri versetti espliciti, non hanno altro argomento eccetto: « Fate risorgere i nostri avi, se siete sinceri».” (LXV,24-25)

Ma la resurrezione di tutti gli esseri umani avverrà nel Giorno del Giudizio: “In quel Giorno gli amici saranno nemici gli uni degli altri, eccetto i timorati. [Verrà loro detto:] “O Miei servi, oggi non avrete paura e non sarete afflitti, [poiché siete] coloro che credono nei Miei segni e sono sottomessi: entrate nel Paradiso, voi e le vostre spose, sarete onorati circoleranno tra loro vassoi d’oro e calici, e colà ci sarà quel che desiderano le anime e la delizia degli occhi – e vi rimarrete in perpetuo. Ecco il Paradiso che vi è stato fatto ereditare per quel che avete fatto. E vi saranno molti frutti e ne mangerete”. I malvagi rimarranno in eterno nel castigo dell’Inferno che non sarà mai attenuato e in cui si dispereranno. Non saremo Noi ad essere ingiusti nei loro confronti: sono loro gli ingiusti. Urleranno: “O Mâlik7, che ci finisca il tuo Signore!”. Risponderà: “In verità siete qui per rimanervi”. (vv.67-77)

“In verità siete qui per rimanervi”, dice la parola di Allah che contrappone la fuggevolezza dei beni terreni alla permanenza dei beni dell’aldilà e del castigo. Giorno di cui ha conoscenza solo Allah: “Sia benedetto Colui cui appartiene la sovranità dei cieli, della terra e di quel che vi è frammezzo. Presso di Lui è la scienza dell’Ora8. A Lui sarete ricondotti .” (v.85) ma Gesù, pace su di lui, ci dice il versetto 61, “è una conoscenza dell’ora ( Wa ‘Innahu La`ilmun Lilssā`ati)9”.

C’è dunque una relazione stretta tra il suo essere e l’Ora, in lui possiamo attingere ‘ilm, scienza, conoscenza circa tale avvenimento. I commentatori in generale interpretano tale espressione come un riferimento alla venuta di Gesù nei Tempi Ultimi, prima del Giorno del Giudizio, corroborandola con diversi hadith. Ad esempio Hudhayfah ibn Usayd al-Ghifari disse: “Il Messaggero di Allah (p.b.s.l.) giunse tra noi all’improvviso mentre eravamo (impegnati in una discussione). Egli disse: “Di che cosa state discutendo?” Noi rispondemmo: “Stiamo discutendo dell’Ultima Ora.” Quindi disse: “Non giungerà senza che prima vediate dieci segni” – e (a questo proposito) menzionò il fumo, il Dajjal, la bestia, il levarsi del sole dall’occidente, la discesa di ‘Isa, figlio di Maryam (p.s.l.), Yajuj e Majuj, alcune frane di terreno in tre posti, una in oriente, una in occidente e una in Arabia, al termine della quale il fuoco brucerà procedendo innanzi dallo Yemen, guidando la gente al luogo della loro assemblea.” (Sahih Muslim)

Oltre a questo ruolo escatologico evidenziato dalla Tradizione10, niente impedisce di leggere la sua vicenda storica e profetica in relazione all’Ora. Tutta la sua storia, dominata dall’ascetismo e i numerosi miracoli, dalla nascita all’ “elevazione”, parla in modo intenso e speciale di una frattura con le leggi ordinarie che presiedono alla vita umana e conduce oltre, “rafforzato dallo spirito11” dice il Corano”12per indicarci l’Ora, in cui finiscono i cieli e la terra e con essi il modo di essere terreno.

Già la nascita di Gesù, pace su di lui, è segno della potenza creatrice di Allah: “Egli è Colui Che dà la vita e dà la morte. Quando decide una cosa, dice solo: “Sii”, ed essa è.” (XL,68) nasce senza concorso di padre, dalla Vergine Maryam: “E Maria, figlia di Imrân, che conservò la sua verginità; insufflammo in lei del Nostro Spirito.” (LXVI,12)

“In verità, per Allah Gesù è simile ad Adamo che Egli creò dalla polvere, poi disse: “Sii” ed egli fu.” (III,59) segno che rinfresca la debole memoria umana circa la potenza di Colui che crea:

”… Non vede l’uomo che lo abbiamo creato da una goccia di sperma? Ed eccolo in spudorata polemica. Ci propone un luogo comune e, dimentico della sua creazione, [dice] : « Chi ridarà la vita ad ossa polverizzate?» Di’: « Colui che le ha create la prima volta ridarà loro la vita. Egli conosce perfettamente ogni creazione».” (XXXVI,77-80)

1Il termine arabo che traduciamo (parola), è kalima.

2Sura sembra significhi disposizione ordinata di pietre…

3“Se non fosse per il fatto che [in tal modo] gli uomini sarebbero diventati una sola comunità [di miscredenti], avremmo fatto d’argento i tetti delle case di coloro che non credono al Compassionevole, e scale per accedervi. [Ugualmente avremmo fatto] per le loro case, porte e divani [d'argento] sui quali distendersi, e ornamenti d’oro. Tutto ciò non sarebbe che godimento effimero di questa vita, mentre l’Altra vita, presso il tuo Signore, è per i timorati.” (v.33-35)

4Il termine zukhruf significa ornamenti nel senso di orpelli, dando così subito l’immagine di qualcosa di effimero.

5 Con un rapido efficacissimo inserto, Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ci riferisce quello che passava nella mente di un arabo pagano quando lo informavano della nascita di una figlia. (Nota di Hamza Roberto Piccardo, Corano, ed. Newton)

6“L’invidiabilità’ di cui si parla nel hadith è espressa precisamente dal termine igtibât, utilizzato da Al-Bukhârî nel titolo del capitolo, e che designa uno stato di tale pienezza, felicità e benessere, da far desiderare agli altri il suo ottenimento: e “veramente invidiabili”, nelle parole del Profeta, sono solamente da una parte il ricco che è reso in grado di dominare la sua anima (nafs), così da sopprimere l’avarizia e da poter spendere anche tutto ciò che ha “nel Vero (fî l-haqq)” (e cioè non certo sperperando i beni, ma impegnandoli secondo gli insegnamenti divini, nelle opere di obbedienza e di carità, e nella ricerca della conoscenza e della Verità), e dall’altra colui al quale “Dio ha dato la sapienza”, ed agisce conseguentemente ad essa.” (nota di Idris Lodovico Zamboni, Sahîh di Al-Bukhârî, vol. I, ed. Orientamento, Reggio Emilia 2008 )

7“Mâlik”: è il nome del guardiano dell’Inferno

8 Così nei Vangeli, solo Dio la conosce: Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre (Mc 13, 32; cf Mt 24, 36 )

9 L’escatologia islamica dà un grande ruolo alla figura di Gesù. Nei Tempi Ultimi egli scenderà su Damasco, affronterà e sconfiggerà l’Anticristo. La seconda venuta di Gesù fa parte anche dell’escatologia cristiana.

10“O Gente della Scrittura, non eccedete nella vostra religione e non dite su Allah altro che la verità. Il Messia Gesù, figlio di Maria non è altro che un messaggero di Allah, una Sua parola che Egli pose in Maria, uno spirito da Lui [proveniente] ( Rasūlu Al-Lahi Wa Kalimatuhu ‘Alqāhā ‘Ilá Maryama Wa Rūĥun Minhu)…” (IV,171) - 7 versetti su 20 in cui compare la parola rûh si riferiscono a Gesù e Mariam, pace su di loro.

12“E quando Allah dirà: « O Gesù figlio di Maria, ricorda la Mia grazia su di te e su tua madre e quando ti rafforzai con lo Spirito di Santità!…” (V,110)

I parte (continua)
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